Fra le figure esemplari, la Congregazione delle Suore Serve di Maria SS. Addolorata annovera Madre M. Eleonora Giorgi.
Nacque a Scheggianico il 16 gennaio 1882, terza di dodici figli (sei dei quali morirono molto presto) da Gaspero e Maria Montefiori, e fu battezzata col nome di Angiola. La famiglia era povera e la giovane Angiola era sempre pronta ad aiutare; a quindici anni scese a Firenze per prestare servizio in casa della signora Eleonora Zimmerman, che in seguito ebbe a dire: “La giovane che ho a servizio è tanto buona, che non mi meraviglierei se un giorno mi facesse un miracolo”.
Nel 1902 Angiola varcò la porta di via Faentina ed iniziò la vita religiosa, con impegno e grande devozione alla Vergine che l’aveva guarita da una grave forma di tubercolosi, a condizione che la giovane si consacrasse a lei.
Nel 1928 fu eletta Superiora generale, incarico che ricoprì per dodici anni, fino al 1940. Durante il tempo del suo generalato, fondò numerose comunità in Italia e aprì la Congregazione alle missioni, con la fondazione in Cile, mentre in Europa si preparava la catastrofe della seconda guerra mondiale.
Dal 1940 fu responsabile delle novizie, che formò a quello stesso spirito missionario che la animava e che, se avesse potuto, l’avrebbe portata a spargere il Vangelo nella lontana Patagonia cilena.
Tante furono le giovani attratte dal suo stile di vita semplice e dignitoso, dalla sua profonda spiritualità e dalla santità che trapelava da ogni suo gesto e parola, che decisero di consacrarsi a Dio nella Congregazione dedicata alla Vergine Addolorata.
Colpita da un male incurabile, nonostante un tentativo di intervento chirurgico, Madre Eleonora si spense il 6 novembre 1945. I suoi resti mortali riposano nella cappella del Crocifisso, alla Casa generalizia dell’Istituto.
Dal 2016 Madre Eleonora è stata dichiarata Venerabile.
Una commemorazione anonima, che risale ai giorni successivi la morte, delinea la figura spirituale di Madre Eleonora:
“Ella fu in mezzo a noi silenziosa se pur attivissima; fu l’anima della nostra Casa di Nazareth, fu la portatrice di Gesù, l’ostensorio vivente in mezzo a noi. Tutte le sue azioni anche le più piccole rivelavano che Ella era costantemente immersa in Dio per la perfezione con cui erano fatte. A volte passava in mezzo a noi sembrando quasi assente col pensiero, ma pure nulla le sfuggiva, né una sprecisione né una pena nascosta nelle pieghe del nostro cuore, né una mancanza che avessimo commesso e a tutto riparava… Sempre si dimostrò Madre soave e forte tutta dedita al bene della Congregazione”.
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